Libri news

martedì 25 settembre 2012

Malattie delle piante che segnarono la storia


E’ uscito in questi giorni in libreria, edito da Edizioni Altravista, il libro del prof. Giuseppe Belli dal titolo Malattie delle piante che segnarono la storia .

Come incisero sulla storia di intere popolazioni alcune malattie delle piante? Come portarono modifiche al modo di vivere o al paesaggio in cui viviamo? In un breve saggio il prof. Giuseppe Belli tratta, sotto un profilo essenzialmente storico, di alcune malattie delle piante che, nei secoli scorsi o in anni recenti, non solo arrecarono danni consistenti alle coltivazioni o alle essenze forestali, ma causarono direttamente o indirettamente avvenimenti che incisero sulla storia di intere popolazioni.

Dal caso dell’ergotismo, una grave malattia dell’uomo causata dalle tossine prodotte da un fungo fitopatogeno, alla scoperta dei virus dovuta ai primi studi effettuati sul mosaico del tabacco, dalle antiche carestie alla ruggine del caffè un impasto di erudizione e senso narrativo per un testo chiaro e piacevolmente scorrevole.

«Vi sono malattie delle piante che hanno inciso marcatamente sulla storia di intere comunità di persone ed alcune hanno segnato addirittura la storia dell’intera umanità, facilitando lo sviluppo delle conoscenze in importanti campi scientifici, compreso quello medico-sanitario. Alcune di queste particolari fitopatie e gli avvenimenti storici, che esse hanno determinato o pesantemente influenzato, costituiscono l’oggetto di questa breve trattazione.

Il criterio seguito nello stabilire la successione degli undici casi scelti, ritenuti particolarmente significativi, è essenzialmente cronologico: si va dall’antichità quasi preistorica, con le ruggini del grano, fino ai giorni nostri, con la flavescenza dorata della vite e il cancro colorato del platano. Ovviamente, l’impatto esercitato sulla storia umana dalle diverse malattie delle piante richiamate in quest’opera non è stato sempre drammatico; talvolta si è risolto semplicemente in un cambio di abitudini, come nel caso della ruggine del caffè, o nel dover apprendere ed applicare nuove metodologie di lavoro per ottenere prodotti alimentari più sicuri sotto il profilo sanitario, come nel caso della flavescenza dorata delle vite. Tuttavia, le fitopatie qui trattate, un qualche scompiglio nel normale svolgersi delle vicende umane, certamente lo hanno determinato».


venerdì 21 settembre 2012

Edizioni Altravista partecipa al concorso “Microeditoria di Qualità”


Edizioni Altravista partecipa al concorso per l’attribuzione del marchio della microeditoria di qualità, nella sezione di saggistica con tre titoli del suo catalogo: Migrazioni. Dal lato dell’Africa di Bellagamba Alice; The green state laboratory di Maritchkov Kiril K. ed Etnografie di genere di Mattalucci Claudia.
I libri sono stati distribuiti in alcune biblioteche del Sistema Sud Ovest Bresciano e in altre biblioteche significative sparse per la provincia.
La selezione dei libri avviene grazie alle decisioni di una giuria qualificata e dei lettori, che valuteranno il libro in base a vari aspetti.

Il premio nasce per la necessità di riconoscere e valorizzare il lavoro della microeditoria, ma anche per aiutare i lettori a ricercare prodotti editoriali di qualità.
«Questo concorso dimostra l’importanza delle realtà editoriali indipendenti nel panorama culturale italiano. Editoria indipendente significa bibliodiversità, varietà e spesso è anche sinonimo di qualità» afferma il dott. Marco Boatti, direttore editoriale per Altravista. «Da sempre il nostro impegno è finalizzato alla realizzazione di pubblicazioni di qualità, in termini redazionali, grafici, tipografici e soprattutto di contenuto».

La premiazione avverrà all’interno della X edizione della Rassegna della Microeditoria, organizzata dall’Associazione L’Impronta, che si svolgerà dal 9 all’11 novembre nella Villa Mazzotti di Chiari (Bs).
Tutti i titoli in concorso sono presenti in Anobii, li trovi all’indirizzo: http://www.anobii.com/microeditoria/books selezionando l’etichetta “Concorso Microeditoria di Qualità 2012”

Aldo Bianchi

La giornata internazionale della Bibliodiversità


Oggi viene celebrata nel mondo la giornata della bibliodiversità. A tal proposito riteniamo opportuno offrire qualche considerazione su un orientamento editoriale che sembra aver preso piede in in Italia negli ultimi mesi e che rischia di avere un impatto rilevante proprio sulla bibliodiversità.
Sono circa sei/otto mesi che in Italia il mondo editoriale dibatte attorno all’ultima idea del marketing librario: il libro “low cost” come risposta alla crisi economica, al calo delle vendite, ecc.
E così molte case editrici, sull’esempio di Newton Compton, hanno dato vita a iniziative la cui caratteristica basilare è il prezzo molto contenuto, sempre sotto i 10 euro, e in qualche caso molto al di sotto di questo limite.
I titoli prodotti sono essenzialmente di narrativa, e gli editori interessati a queste operazioni sono di fascie disparate: ovverossia non soltanto grandi gruppi ma anche medi e piccoli editori.
Questo tipo di operazioni denunciano, a nostro parere, una situazione di disagio e di ansia all’interno della casa editrice. Il mercato editoriale, come è noto, vive una crisi molto grave, e i numeri di questa crisi possono essere riassunti in uno solo: il fatturato ad oggi (settembre 2012) si è contratto del 25% rispetto al 2011, che già era stato disastroso rispetto al 2010. A fronte di questo crollo l’unica leva a cui si pensa è il prezzo, e ciò che poteva essere messo in vendita qualche anno fa a 14/16 euro ora viene proposto a 5,90 / 7,90 / 9,90.
Cosa pensare di azioni di questo genere?
Come già detto, se da un lato si possono inquadrare come una “risposta” alla legge Levi dell’anno scorso, legge che, malgrado i suoi limiti, cercava di ordinare la giungla degli sconti sui libri circoscrivendone l’applicabilità, dall’altro appaiono come spia indiscutibile di un malessere che sembra aver contagiato gli editori. Noi ci riconosciamo però nella dichiarazione di Gianluca Foglia, direttore editoriale di Feltrinelli, rilasciata in un’intervista ad Affaritaliani.it, che riportiamo:
Credo che stiamo correndo un rischio che sintetizzerei così: il libro non ha futuro se i lettori smetteranno di percepirlo come un oggetto di valore, ma i lettori smetteranno di percepire questo valore se noi rinunceremo a comunicarglielo. Da questo punto di vista la riduzione indiscriminata del prezzo non aiuta, anzi alimenta un’idea appunto di ‘low cost’ che alla fine rischia di mettere il libro in diretta competizione con i contenuti gratuiti della rete, ed è una corsa al ribasso che il libro non può evidentemente seguire pena la sua estinzione. […]. Oggi rischia di prevalere un discorso in cui tutti i mediatori appaiono come degli usurpatori. Ma io penso che il lavoro di molti di questi mediatori – editor, redattori, grafici – serva a creare libri fatti meglio. Perché i lettori hanno bisogno di libri ben fatti, non solo di libri che costano poco”.
Non solo. Di nostro aggiungeremmo alcune considerazioni di carattere economico e psicologico. Innanzitutto occorrerebbe tenere sempre ben presente che il confine tra il low cost e la “vendita in perdita” può essere molto facilmente superabile. Il grande editore può essere bensì in grado di assorbire perdite economiche generate in questo modo perché le ridistribuisce all’interno di una strategia editoriale-commerciale più vasta e complessa, oppure la sua forza distributiva gli garantisce una presenza e conseguentemente dei numeri di vendita che gli consentono di ridurre all’osso il prezzo di copertina. Queste prerogative però si annullano con il ridursi del “peso specifico” dell’editore, di modo che il piccolo e medio-piccolo che tentino azioni di questo genere (ad imitazione dei grandi) non potrà che leccarsi le inevitabili ferite. Sembra incredibile, ma sono moltissimi i piccoli editori che non hanno una corretta percezione delle loro peculiarità e dei loro limiti. Come dice Andrea Dominici, responsabile commerciale di Dehoniana Libri: “È fondamentale che gli strumenti (produttivi, commerciali, organizzativi) siano congruenti con l’editore, siano cioè al suo “livello”. Gli anelli della filiera e le azioni imprenditoriali devono proporzionati tra loro, pena la rottura del meccanismo, come se mettessimo un turbocompressore su un motore tranquillo di piccola cilindrata. E questo, nello specifico, vale naturalmente per le strategie low cost. Già rischiose per il grande editore, risultano pericolosissime per quello piccolo. Io faccio sempre l’esempio del maglione di cashemire: per quanto fine e di valore possa essere, se ne indosso uno di cinque misure superiori alla mia, l’effetto sarà ridicolo e brutto.”
Infine una notazione psicologica: stuzzicare il cliente con strategie al ribasso implica veicolare subliminalmente l’idea che il libro sia un prodotto:
- che vale poco,
- che debba costare poco,
- che quindi fino ad oggi il cliente sia stato ingiustamente indotto a pagare troppo
Concetti di tal fatta sono non soltanto profondamente erronei ma distruttivi della buona editoria, che già non riesce a retribuire in misura decente le figure professionali implicate nella produzione e commercializzazione del libro. Realizzare libri fatti bene costa e il lettore dovrebbe esserne consapevole. A maggior ragione se ragioniamo in termini di bibliodiversità. Se low cost è sinonimo di standardizzazione al ribasso e serializzazione, un’offerta editoriale ricca e di qualità necessita di un prezzo giusto ed economicamente capace di sostenere l’intera filiera editoriale.
Anita Molino

martedì 4 settembre 2012

A Novembre il libro di Gianluca Ferrara: "99%, per uscire dalle crisi generate dal sistema neoliberista riprendiamoci il futuro partendo dal basso" Introduzione di Vandana Shiva




Il Sistema neoliberista è in crisi e le crisi che ha generato ci hanno condotto a un bivio. Solo analizzandole nel loro insieme è possibile imboccare la giusta strada e iniziare a costruire un mondo altro.
Un mondo diverso da quello in cui meno del 2% dei capitali è destinato all’economia reale e più del 98% alla speculazione. Un mondo diverso da quello dove quotidianamente muoiono per fame 100.000 persone sebbene si butti via quasi la metà del cibo prodotto. Un mondo diverso da quello in cui le risorse della Terra sono saccheggiate e l’atmosfera usata come una pattumiera al fine di garantire immensi introiti a poche lobby. Un mondo diverso da quello in cui singole aziende sono più ricche d’interi Paesi. Un mondo libero dalle migliaia di ordigni atomici usati come deterrente dal Sistema per perpetuare le proprie ingiustizie.
Va costruito un mondo nuovo basato sulla giustizia distributiva in cui deve essere il 99% a custodire i beni comuni e non quell’1% che vuole privatizzarli. A questa costruzione deve partecipare ognuno di noi. Solo così potremo riappropriarci del bene più prezioso che ci è stato derubato: la nostra umanità.

lunedì 3 settembre 2012

Risorgimento Maya e Occidente. Visione del cosmo, medicina indigena, tentazioni apocalittiche


E’ uscito in questi giorni in libreria, edito da Edizioni Altravista, il libro “Risorgimento Maya e Occidente” di Leda Peretti, uno affasciante studio di carattere antropologico sulla cultura e sulla medicina maya attuale.

Il libro parte dall’esame della richiesta dei gruppi indigeni del Guatemala di integrare la medicina tradizionale maya con la medicina occidentale ed estende la sua riflessione all'attuale movimento indigeno di questo Paese e alla sua nuova visione del cosmo, visione che idealmente si riallaccia al Popol Vuh, il complesso mitologico più complesso dell’America precolombiana.

Indagando inoltre l’origine del binomio caldo/freddo, fondamento della medicina indigena attuale sia del Guatemala, sia di varie aree del Messico come dell’America Latina, l’Autore pone a discussione l'atteggiamento di alcune sfere del mondo nei confronti di alcune rivendicazioni dei movimenti indigeni del continente e del loro rapporto salute/infermità.

Un testo fondamentale per l’attualità di alcuni temi associati alla cultura maya, a ragione soprattutto delle sue presunte predizioni di una fine del mondo; per l’unicità e l’originalità delle riflessioni attinenti alla medicina tradizionale maya e al rapporto con questa intrattenuto da alcune sfere del mondo occidentale.

Leda Peretti, antropologa ed esperta in Sviluppo Locale, ha realizzato ricerche sulle cerimonie di guarigione in diversi contesti etnologici e ha collaborato a vari progetti di cooperazione internazionale in diversi Paesi del mondo. Tra le sue numerose pubblicazioni ricordiamo O temazcal entre passado e presente (2009), Población Indigéna de Izalco y Nahuizalco (2001), Il Mahasona Samayama: una cerimonia di guarigione in Sri Lanka (1992), Identità sessuale dello sciamano Igloolik, intermediario tra mondo umano e oltremodo (1990).