Libri news

giovedì 20 dicembre 2012

Attribuzione indebita dell’idea di Piazza Iitalia all’interno del Salone del Libro di Torino


On. Rolando Picchioni, Presidenza Fondazione del Libro di Torino
e, p.c.
On. Piero Fassino, Sindaco di Torino
On. Roberto Cota, Presidenza Regione Piemonte
Dr. Antonio Saitta, Presidenza Provincia di Torino

Torino, 19 Dicembre 2012


OGGETTO: Attribuzione indebita dell’idea di Piazza Iitalia all’interno del Salone del Libro di Torino


Gentile Onorevole,
oggi ha avuto luogo la conferenza stampa di presentazione del Salone del Libro di Torino 2013.

In questa cornice Lei ha annunciato l’idea di creare uno spazio dedicato alle piccole editrici, un’agorà che è stata nominata Piazza Italia. Ora, a nome di Fidare, la Federazione degli Editori Indipendenti, di cui sono presidente, Le chiedo come è stato possibile avere l’idea di far vostro un nome  – Piazza Italia – che ha già designato per 10 (dieci) anni appunto uno spazio per dare visibilità alle piccole realtà editoriali. Fidare ha ideato quest’agorà nel 2002, le ha dato forma e nome – Piazza Italia – e l’ha gestita per 10 anni.


Sempre inserita nel programma ufficiale del Salone, con uno stand minimo di 64 mq e dotata di cartelloni visti da centinaia di migliaia di persone, Piazza Italia ha organizzato eventi che hanno visto protagoniste piccole realtà editoriali nella misura di 10 al giorno per 5 giorni. Il che fa circa 50 eventi per ogni edizione.

  Solo quest’anno, a fronte di un vostro rifiuto di inserire more solito il programma di Piazza Italia nel programma ufficiale del Salone, a malincuore si è dovuto rinunciare. E adesso apprendo con sconcerto che sareste voi ad aver avuto l’idea e il nome.

Sono allibita. Avete preteso che si vietasse a Milano l’uso di un nome solo parzialmente uguale a quello di Torino, ma ora non avete scrupoli ad appropriarvi dell’idea e del nome di Piazza Italia.
A dirla tutta: dite di voler sostenere i piccoli editori ma la prima cosa che fate è sfruttarne le idee e sottrarne il nome.

Sono anche indignata. Oggi sono stata prontamente avvertita da giornalisti e altri operatori, presenti alla conferenza stampa, che mi chiedevano se avessi ceduto alla Fondazione il nome o il suo uso. Non bastasse, vi renderete conto della situazione imbarazzante nei confronti dei soci di Fidare, 125 editori offesi dal vostro atteggiamento, per il quale l’aggettivo arrogante mi sembra in definitiva il più adeguato.

Anita Molino




giovedì 13 dicembre 2012

La diversità delle acque. Il saggio del prof. Mauro Van Aken in libreria


Un grande interprete delle relazioni contemporanee tra acqua, ambiente e cultura ci offre un percorso antropologico emozionante per scoprire i significati, i ruoli e le dinamiche culturali dell’acqua.

E’ uscito in questi giorni in libreria, edito da Edizioni Altravista, il libro prof Mauro Van Aken dal titolo La diversità delle acque. Antropologia di un bene molto comune . Un percorso antropologico per scoprire i significati, i ruoli e le dinamiche culturali dell’acqua nel mondo contemporaneo. Dalle forme di distribuzione di un bene necessariamente “molto comune” agli impatti nella vita sociale, dalle connessioni con i contesti di conflitto alle espressioni della diversità culturale il libro fornisce una attenta e dettagliata panoramica della multidimensionalità e della relazionalità dell’acqua, elementi cruciali e rimossi nelle dinamiche di globalizzazione e di mercificazione delle risorse naturali. Dai molteplici casi etnografici della letteratura sino all’analisi dell’agrobusiness nella antica valle del Giordano, un testo indispensabile per comprendere i significati e la diversità delle acque nella modernità.

«Porremo l’attenzione al modo in cui l’acqua viene, di fatto, utilizzata, condivisa, pensata, rubata, negoziata, immaginata da una molteplicità di attori, locali, nazionali ed internazionali che, fisicamente o simbolicamente, son presenti nei campi degli irrigatori. In un contesto dove l’irrigatore sembra diventare sempre più “virtuale” o astratto, e dove spesso i bisogni irrigui sono determinati dai bisogni nazionali, di un corpo amministrativo o dalle agenzie dello sviluppo, cercheremo di avvicinarci “al punto di vista dell’irrigatore” in relazione ad una realtà sociale ed eterogenea resa sempre più interdipendente dall’acqua.»

Mauro Van Aken è ricercatore in Antropologia Culturale presso l’Università Milano-Bicocca, dove insegna Antropologia Culturale e Antropologia Economia e Sviluppo. Ha svolto ricerche nel Nord del Pakistan, Giordania, Egitto e Italia sulle dinamiche dell’aiuto umanitario e sui molteplici rapporti tra acqua, ambiente e cultura nelle loro relazioni contemporanee.


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